La fibrillazione atriale è una delle aritmie più diffuse nella popolazione generale soprattutto negli anziani, e con un indice di incremento di frequenza che arriva a un 4/5% nella popolazione generale. La FA si correla a scompenso cardiaco ma soprattutto a eventi ischemici cerebrali, purtroppo assai frequenti in quei pazienti dove la terapia anticoagulante risulta essere inefficace e/o inappropriata.
A dieci anni dalla commercializzazione del primo anticoagulante orale, i nuovi farmaci rappresentano una significativa evoluzione e progresso nella terapia consentendo una maggiore efficacia, facilità d’uso nonché compliance da parte dei pazienti in confronto ai vecchi dicumarolici. Peraltro, recenti studi hanno dimostrato che nel nostro paese i NAO sono ancora ampiamente sottoutilizzati, probabilmente per ancora scarsa conoscenza e difficoltà procedurali AIFA. La gestione di pazienti complessi rappresenta ad oggi un modello di lavoro integrato tra specialisti dove lo scambio di informazioni ed il coordinamento delle varie figure coinvolte è fondamentale per ottimizzare i risultati terapeutici ed utilizzare in modo razionale le risorse disponibili.
La prevenzione cardiovascolare, priorità indicata dalla linea guida, e la gestione della terapia in pazienti con plurime problematiche, sottoposti a procedure sempre più complesse, rende necessaria la stretta collaborazione tra specialisti in modo da creare una “rete” ospedale-territorio in grado di individuare i pazienti a più alto rischio, di stilare rapidamente un percorso diagnostico condiviso, di instaurare precocemente le terapie farmacologiche e interventistiche ottimali e di ottimizzare il follow-up. Attualmente le farmacoterapie di prevenzione del rischio cardio-cerebrovascolare e fibrillazione atriale, pur sostanzialmente efficaci, hanno aspetti talora difficili nel contesto della gestione della pratica clinica. Il tromboembolismo in senso lato rappresenta una delle problematiche più delicate della gestione, sia per il medico che per il paziente.
A circa 50 anni dall’introduzione della terapia anticoagulante orale con dicumarolici – TAO – si configurano nuove prerogative farmacologiche finalizzate a rendere detta terapia più efficace e di più semplice gestione. In considerazione di ciò il trattamento del rischio cardio-cerebrovascolare nei pazienti con fibrillazione atriale implica un aggiornamento sul tema ed un approfondimento di alcuni elementi chiave che coinvolgono aritmia e gestione clinica della TAO stessa.
Dabigatran appartiene ad una nuova generazione di anticoagulanti orali approvati nel corso degli ultimi anni che offrono a medici e pazienti una più vasta gamma di opzioni per curare malattie tromboemboliche e per prevenire l’ictus nei pazienti con fibrillazione atriale non valvolare.
Dabigatran è l’unico tra i nuovi anticoagulanti orali che agisce esercitando un’azione diretta inibitrice sulla trombina.
Responsabile Scientifico
Dott. Giuseppe Pajes – Cardiologo. Direttore UOC Cardiologia Ospedali Riuniti di Genzano e Albano
Dott. Massimo Uguccioni – Cardiologo. Direttore UOC Cardiologia 1 e UTIC Azienda Ospedaliera S. Camillo Forlanini – Roma